Presentazione


lunedì 23 luglio 2012

Sulla tolleranza religiosa.

L'argomento è delicato e quindi cercherò di trattarlo con il massimo tatto possibile.
Da alcuni mesi mi trovo, per ragioni di lavoro, a stretto contatto quotidianamente con una trentina di operai marocchini di tutte le età, dai 20 anni ai 50.
In questa parte di Lombardia dove lavoro c'è grande richiesta di manodopera e così una quantità veramente enorme di marocchini abitano queste terre. Sono una comunità quasi per niente amalagamata con la gente del posto, nonostante ormai siano decenni che vivono qui. Questo perchè la gente non li tollera. Sento discorsi e commenti di persone italiane che frequento che non sono affatto civili e spesso intrisi di un odio ottuso e cieco.
Detto questo, ci tengo a dire che nonostante nell'azienda dove lavoro sono spesso trattati come dei deficienti, come dei bambini  utilizzando spesso urla e minacce, per quanto mi riguarda ho cercato subito di instaurare un buon rapporto con loro e nonostante io sia il loro diretto superiore ho sempre cercato di essere morbido, contravvenendo agl' ordini dei miei superiori forse a discapito della mia autorità. Mi sono sempre detto però che i loro sorrisi e la loro amicizia mi ripagava completamente di questa perdita e ero felice di non ricevere l'odio e la rabbia che invece riseravo agli altri superiori.
Con uno di loro ho particolarmente un bel rapporto, si ride si scherza quando il lavoro rallenta. Dato che sono nel mese di Ramdan mi sono sentito quasi privilegiato dal poter fare domande sulla loro religione, sugli usi e i costumi che gli impone e su come li vivono e loro mi hanno sempre risposto volentieri e garbatamente, contenti che un italiano gli domandasse certe cose su una questione per loro così importante.
Oggi però è successo un disastro. Uno di loro, un ragazzo di 32 anni con il quale parlo più spesso mi ha chiesto scherzando quando io avessi intenzione di cominciare il Ramadan e io ho risposto con il solito sorriso con non lo avrei mai cominciato, perche non sono musulmano ma neanche cattolico o ebreo. Gli ho detto che non credo nell'esistenza di Dio. Lui sempre sorridendo ma un po meno ha cominciato a farmi domande del tipo, chi è che giudica il tuo operato alla fine?; per che cosa vivi? ecc fino a chiedermi nel suo italiano stentato, in quanto tempo la terra e le montagne si sono formate  e io ho risposto, intuendo già di essermi messo nei guai, che ci sono voluti milioni di anni e lui incredulo e con gli occhi spalancati mi ha risposto quasi urlando: No, 6 giorni Federico, 6 giorni.
Intanto io con un sorriso torno al lavoro e loro iniziano a parlottare, si scambiano risate e occhiate quando passo e lanciano qualche parola in arabo e qualcosa in italiano che io afferro male.
Ad un certo punto uno di loro che si è sempre dimostrato amico mi dice con fare sibillino, di stare attento, che non tutti lì erano uomini ma ci sono anche tanti "bambini" e che possono farsi coraggio l'un con l'altro e dopo ..... e dopo una pedana di merce è caduta al suolo e tutti sono corsi là a cercare di recupoerare qualche cosa e io non sono riuscito ad afferrare cosa volesse dirmi il mio amico. Ho continuato il mio lavoro e il ragazzo con il quale tutto è comincito è venuta da me dicendomi di dirgli cosa quel "bastardo" mi aveva detto, cosa quel "figlio di puttana"  mi aveva detto di lui.
Io non ho spiegato niente, gli ho detto che mi dispiaceva, che avevo sbagliato a parlare di un argomento così delicato in un modo troppo leggero e in una situazione poco adatta. Non ho più rivolto parola a nessuno e dopo poco il lavoro è finito e me ne sono tornato a casa.
Il punto è che io ragiono con la mia testa, la testa di uno che ha smesso di credere in dio e in tutte le cose che lo circondano ormai da anni e vado anche piuttosto fiero del percorso che mi ha portato a questo punto. Sono una persona civile, educata e razionale che prova a fare del suo meglio solo per se stesso e per la sua coscienza e non certo per un premio post-mortem e questo mi riempie di orgloglio. Ciò non toglie che ho un profondo rispetto per ogni religione, cultura, opinioni diverse dalla mia. E che anzi se fossi costretto a scegliere una religione tra le monoteiste sceglierei sicuramente l'Islam perche mi sembra la più seria e la più radicata nella vita del singolo.
Quanto accaduto però mi insegna che non tutti sono ben disposti a trattare con malleabilità certi argometi, non tutti rispettano le opinioni altrui, neanche chi è sempre maltrattato e umiliato, solo e isolato e neanche il trovare una persona amica e sorridente in un mare di gente ostile li può portare alla tolleranza.
Io da domani sarò meno sorridente e meno socievole, non perche serbi rancore, ma perche per svolgere bene il mio lavoro a questo punto devo avere polso e riguadagnare autorità, fino a che vedrò in loro la voglia e il desiderio di comunicare con me in amicizia. Non mi aspetto certo delle scuse, ma ciò non toglie che la mia ingenuità mi ha inferto un'altra piccola ferita e che avrei volentieri mangiato il Kebap che mi avevano invitato a dividere con loro al calare del sole. Purtroppo dopo quanto detto lo mangeranno da soli e io mangerò del maiale bevendo lambrusco.
Voltaire non c'ha insegnato ancora niente.

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