La sindrome da “inversione
labio-rettale”, più volgarmente conosciuta come “diarrea verbale”, è una
malattia degenerativa che sembra affliggere in maniera più o meno grave un
adulto su dieci.
Ricerche approfondite dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, pubblicate nel febbraio scorso, hanno tracciato un primo
profilo di tale sindrome. Alcuni scienziati hanno monitorato per un periodo di
un mese, cento individui affetti da questo tipo particolare di diarrea, e i
risultati di questo studio sono a dir poco sorprendenti.
Oggi è possibile sapere quali
sono i sintomi della malattia, come progredisce, e quali sono gli stadi di
sviluppo della stessa.
È ormai noto, per esempio,
che il diarroico “tipo” è un individuo che gode apparentemente di buona salute
e che conduce una vita apparentemente normale.
Sembrerebbe (ma gli scienziati non osano ancora sbilanciarsi) che si tratti di una malattia
ereditaria, (il 75% dei genitori dei pazienti studiati ne è affetto) e che in
età adolescenziale si manifestino
i primi sintomi.
Il “diarroico verbale”, nello
stadio evoluto, è una persona assolutamente incapace di stare zitta. Egli
emette parole in sequenza ad un ritmo forsennato, e gli intervalli del flusso
vocale, in verità assai pochi, sono scanditi solo dall’accensione di una
sigaretta, o dalla necessità di
abbeverarsi.
A tale incapacità di
autocontrollo, si aggiunge l’assoluta incapacità di sintesi, ed è così che egli
può parlare ininterrottamente per molti minuti, allungando a dismisura aneddoti
che un soggetto sano giudicherebbe di scarso interesse.
Stando a quanto dicono gli
scienziati il sintomo che segna il punto di non ritorno dalla malattia sarebbe
“il racconto delle vacanze”, qualora esso si prolungasse oltre la soglia
critica dei 30 minuti.
Molto spesso tale racconto
inizia in totale assenza di un contesto adeguato e di un filo
logico-consequenziale, si origina semplicemente con l’interruzione dei dialoghi
altrui.
Il “diarroico” inoltre non
ascolta gli altri, ed è in grado di sovrastare colui che cercasse di zittirlo
con un racconto di emergenza.
È stato inoltre notato un
atteggiamento nocivo che talvolta gli individui sani assumono nei confronti del malato. Infatti, pur accorgendosi che il soggetto in questione stia parlando in
maniera innaturale, toccando picchi di frequenza elevatissimi in corrispondenza
di argomenti che ignora, può accadere che l’ascoltatore, nel tentativo di
preservare il proprio equilibrio psicofisico, si limiti ad annuire
passivamente, cessando di fatto quell’attività intellettuale “critica” tipica
dell’uomo occidentale.
Questo fenomeno rischia di avere effetti deleteri sul malato, che, in assenza di critiche ed obiezioni,
finisce per ricoprire ruoli di leadership all’interno di una comunità. Ciò comporta da un lato il verificarsi
di un aumento del numero degli ascoltatori, e di conseguenza un acutizzarsi
della diarrea, dall’altro può dar luogo a fenomeni di emulazione, innescando
così una reazione a catena impossibile da controllare.
È importante invece, una
volta individuato il problema, chiedere l’aiuto di un medico specializzato che,
dopo accurate visite sarà in grado di suggerire la migliore soluzione
terapeutica.
Bisogna tuttavia ricordare
che nonostante i passi da gigante compiuti dalla ricerca negli ultimi anni, ad
oggi non esiste ancora una cura definitiva per la “sindrome da inversione labio-rettale”: le terapie attualmente in uso, che variano dall’innesto di
speciali pannoloni di titanio nelle corde vocali, all’agopuntura, non offrono
ancora una risposta definitiva per quello che il ricercatore Hairot Hilcatz, a
capo dell’equipe dell’università di Berna che sta studiando la sindrome, ha
definito “Il flagello del terzo millennio”.
Qualcuno ti ha raccontato le proprie vacanze e nella tua proverbiale pazienza, mentre ti limitavi ad annuire hai elaborato questo impeccabile lavoro scientifico?
RispondiEliminaCiao Pollice!
Gentile Neandertall,
RispondiEliminati ricordo che stai parlando di costosissime ricerche.